Percorso tematico
Never give up!
La Ducati, dalla radio alle moto. Storia di una leggenda
C’è chi viene al mondo per diventare famoso, chi passa alla storia per la conquista di un primato, chi addirittura per due. È il caso di Ducati, casa motociclistica leader nella fabbricazione di motocicli il cui passato corre non solo lungo circuiti sportivi, ma elettrici.
È un trasmettitore a onde corte quello con cui Adriano Ducati, appassionato studente di fisica, sperimenta a metà degli anni Venti un collegamento radio tra Italia e Stati Uniti. Un’impresa di successo, che segnerà l’inizio della fortuna dell’azienda di famiglia che nascerà a Borgo Panigale, un piccolo comune in provincia di Bologna e oggi tranquillo rione del capoluogo.
La riuscita dell’esperimento non varrà ad Adriano un premio Nobel come quello assegnato pochi anni prima al concittadino Guglielmo Marconi, ma un brevetto sì. E anche il titolo di più giovane Cavaliere della Corona italiana.
C’è chi viene al mondo per diventare famoso, chi passa alla storia per la conquista di un primato, chi addirittura per due. È il caso di Ducati, casa motociclistica leader nella fabbricazione di motocicli il cui passato corre non solo lungo circuiti sportivi, ma elettrici.
È un trasmettitore a onde corte quello con cui Adriano Ducati, appassionato studente di fisica, sperimenta a metà degli anni Venti un collegamento radio tra Italia e Stati Uniti. Un’impresa di successo, che segnerà l’inizio della fortuna dell’azienda di famiglia che nascerà a Borgo Panigale, un piccolo comune in provincia di Bologna e oggi tranquillo rione del capoluogo.
La riuscita dell’esperimento non varrà ad Adriano un premio Nobel come quello assegnato pochi anni prima al concittadino Guglielmo Marconi, ma un brevetto sì. E anche il titolo di più giovane Cavaliere della Corona italiana.
Manens, la forza delle idee
Il 4 luglio 1926 nasce la “Società Scientifica Radio Brevetti Ducati” e presto le ricerche sulle trasmissioni a onde corte portano al primo prodotto targato Ducati. Si tratta di “Manens”, un condensatore elettrico grande quanto una moneta, venduto in una scatola con un filo di seta gialla e presto affiancato da modelli sempre più sofisticati.
Il 4 luglio 1926 nasce la “Società Scientifica Radio Brevetti Ducati” e presto le ricerche sulle trasmissioni a onde corte portano al primo prodotto targato Ducati. Si tratta di “Manens”, un condensatore elettrico grande quanto una moneta, venduto in una scatola con un filo di seta gialla e presto affiancato da modelli sempre più sofisticati.
Dufono, Raselet, Sogno: quando la precisione conta
Nel marzo del 1935 viene posta la prima pietra della nuova era. La fabbrica di Borgo Panigale prende vita e nel marzo 1936 diventa operativa. Tra la via Emilia e il West, c’è la Ducati. Nel giro di dieci anni, la produzione vola e il numero degli operai passa da poco più di un migliaio a oltre quattromila. Accanto a condensatori e radio, compaiono altri prodotti di precisione: il “Dufono”, per la comunicazione tra uffici, “Raselet”, primo rasoio elettrico prodotto in Italia, “Sogno”, la microcamera fotografica, “Duconta”, la calcolatrice. Accanto, una vasta gamma di apparecchi: telefoni da campo, radio apparecchiature, strumentazioni ottiche.
Nel marzo del 1935 viene posta la prima pietra della nuova era. La fabbrica di Borgo Panigale prende vita e nel marzo 1936 diventa operativa. Tra la via Emilia e il West, c’è la Ducati. Nel giro di dieci anni, la produzione vola e il numero degli operai passa da poco più di un migliaio a oltre quattromila. Accanto a condensatori e radio, compaiono altri prodotti di precisione: il “Dufono”, per la comunicazione tra uffici, “Raselet”, primo rasoio elettrico prodotto in Italia, “Sogno”, la microcamera fotografica, “Duconta”, la calcolatrice. Accanto, una vasta gamma di apparecchi: telefoni da campo, radio apparecchiature, strumentazioni ottiche.
E la fiera?
Ogni prodotto ha bisogno di un palcoscenico, e la Fiera Campionaria offre in quel momento la migliore soluzione per veicolare novità e prototipi.
Se la prima esposizione nazionale affonda le radici a fine Ottocento (1881), è il secondo decennio del Novecento ad accompagnare il progetto di una Fiera campionaria, che sorge ad aprile 1920 intorno ai Bastioni di Porta Venezia. Tre anni dopo l’acquisto dell’area della Piazza d’Armi segna l’inizio di un nuovo corso, con la costruzione dei primi edifici del polo fieristico fra cui il Palazzo dello Sport, che diventerà la sede del Salone dell’Automobile, del Ciclo e Motociclo assieme a quello della Motonautica e dell’Aeronautica.
Dal 1943 in avanti, nel complicato scenario del secondo conflitto mondiale, la storia si ingarbuglia: l’attenzione tedesca per le fabbriche virtuose sollecita un incremento forzoso della produzione, gli alleati approfittano dell’occupazione concentrando il fuoco aereo sulle industrie. Sarà un disastro e la Ducati non verrà risparmiata.
Ogni prodotto ha bisogno di un palcoscenico, e la Fiera Campionaria offre in quel momento la migliore soluzione per veicolare novità e prototipi.
Se la prima esposizione nazionale affonda le radici a fine Ottocento (1881), è il secondo decennio del Novecento ad accompagnare il progetto di una Fiera campionaria, che sorge ad aprile 1920 intorno ai Bastioni di Porta Venezia. Tre anni dopo l’acquisto dell’area della Piazza d’Armi segna l’inizio di un nuovo corso, con la costruzione dei primi edifici del polo fieristico fra cui il Palazzo dello Sport, che diventerà la sede del Salone dell’Automobile, del Ciclo e Motociclo assieme a quello della Motonautica e dell’Aeronautica.
Dal 1943 in avanti, nel complicato scenario del secondo conflitto mondiale, la storia si ingarbuglia: l’attenzione tedesca per le fabbriche virtuose sollecita un incremento forzoso della produzione, gli alleati approfittano dell’occupazione concentrando il fuoco aereo sulle industrie. Sarà un disastro e la Ducati non verrà risparmiata.
Cucciolo: storia di un futuro
La ricostruzione post bellica però è un’opportunità per tutti i settori.
Dalle ceneri del bombardamento del 1944 la Ducati rinasce ancora una volta. Rilanciare la fabbrica di Borgo Panigale diventa un obiettivo strategico e riconvertire la struttura elettrotecnica una strategia vincente.
L’Italia sta per vivere un nuovo cambiamento e l’azienda è pronta ad allinearsi. Presto arriveranno i nuovi prodotti, in risposta alle mutate esigenze della popolazione, che si sposta e ha bisogno di mezzi economici e funzionali. Il Boom, è dietro l’angolo.
Nel 1946 sul mercato arriva il primo motore ausiliario per biciclette. Il micromotore è una svolta, e il “Cucciolo” diventa il primo di una lunga lista di traguardi.
Anche la Fiera Campionaria reagisce in modo allineato: nel 1952 il Salone del ciclo e del motociclo festeggia il trentesimo anniversario e lo fa nel palazzo della Meccanica, padiglione che diventerà la sua sede definitiva.
Non è ancora l’epoca delle corse motociclistiche ma i prodromi ci sono tutti.
La ricostruzione post bellica però è un’opportunità per tutti i settori.
Dalle ceneri del bombardamento del 1944 la Ducati rinasce ancora una volta. Rilanciare la fabbrica di Borgo Panigale diventa un obiettivo strategico e riconvertire la struttura elettrotecnica una strategia vincente.
L’Italia sta per vivere un nuovo cambiamento e l’azienda è pronta ad allinearsi. Presto arriveranno i nuovi prodotti, in risposta alle mutate esigenze della popolazione, che si sposta e ha bisogno di mezzi economici e funzionali. Il Boom, è dietro l’angolo.
Nel 1946 sul mercato arriva il primo motore ausiliario per biciclette. Il micromotore è una svolta, e il “Cucciolo” diventa il primo di una lunga lista di traguardi.
Anche la Fiera Campionaria reagisce in modo allineato: nel 1952 il Salone del ciclo e del motociclo festeggia il trentesimo anniversario e lo fa nel palazzo della Meccanica, padiglione che diventerà la sua sede definitiva.
Non è ancora l’epoca delle corse motociclistiche ma i prodromi ci sono tutti.
Ducati 60, 125 sport, “Lady” Marianna, siluro: i modelli che hanno fatto la storia
Alla fine degli anni Cinquanta in fabbrica arrivano nuovi progettisti che portano una ventata di innovazioni: il sistema desmodromico, il motore bicilindrico a “elle” e il telaio a traliccio diventano la nuova frontiera. Con la tecnica, arrivano anche le prime vittorie nei circuiti: il Gran Premio di Viareggio nel 1947, il Motogiro d’Italia nel 1955, il Gran Premio di Svezia nel 1956 e quello delle Nazioni nel 1957, 1959 e 1960.
I successi misurati sui circuiti sportivi sono il banco di prova per lo sviluppo delle moto in serie su strada, un trend che trova pieno sviluppo con la motorizzazione di massa che investe il Paese. In Fiera, il pubblico ammira le motoleggere e i micromotori delle case motociclistiche. E sogna.
Alla fine degli anni Cinquanta in fabbrica arrivano nuovi progettisti che portano una ventata di innovazioni: il sistema desmodromico, il motore bicilindrico a “elle” e il telaio a traliccio diventano la nuova frontiera. Con la tecnica, arrivano anche le prime vittorie nei circuiti: il Gran Premio di Viareggio nel 1947, il Motogiro d’Italia nel 1955, il Gran Premio di Svezia nel 1956 e quello delle Nazioni nel 1957, 1959 e 1960.
I successi misurati sui circuiti sportivi sono il banco di prova per lo sviluppo delle moto in serie su strada, un trend che trova pieno sviluppo con la motorizzazione di massa che investe il Paese. In Fiera, il pubblico ammira le motoleggere e i micromotori delle case motociclistiche. E sogna.
Mike The Bike
C’è un uomo capace di farlo più degli altri. Si chiama Mike Hailwood, ed è uno dei piloti più talentuosi del mondo, per oltre vent’anni in cima al podio, in sella a moto da corsa di case motociclistiche, cilindrate e circuiti differenti.
Selle e sospensioni del bicilindrico Desmo 250 cc in Ducati vengono personalizzate appositamente per lui, il serbatoio del carburante viene realizzato a mano per ciascuna delle moto che porterà in pista. Le sue ginocchia fanno la differenza sull’aerodinamica, e i tecnici si adeguano.
Il mito supera se stesso alla fine del decennio, nell’Isola di Man. È il 1978, quando vince il Tourist Trophy, la gara su strada che attraversa l’isola, montagne comprese: 200 curve per poco più di 37 miglia. Se correre non è un passatempo per tutti, Hailwood è sicuramente nato per farlo.
C’è un uomo capace di farlo più degli altri. Si chiama Mike Hailwood, ed è uno dei piloti più talentuosi del mondo, per oltre vent’anni in cima al podio, in sella a moto da corsa di case motociclistiche, cilindrate e circuiti differenti.
Selle e sospensioni del bicilindrico Desmo 250 cc in Ducati vengono personalizzate appositamente per lui, il serbatoio del carburante viene realizzato a mano per ciascuna delle moto che porterà in pista. Le sue ginocchia fanno la differenza sull’aerodinamica, e i tecnici si adeguano.
Il mito supera se stesso alla fine del decennio, nell’Isola di Man. È il 1978, quando vince il Tourist Trophy, la gara su strada che attraversa l’isola, montagne comprese: 200 curve per poco più di 37 miglia. Se correre non è un passatempo per tutti, Hailwood è sicuramente nato per farlo.
Un sogno chiamato due ruote
Gli anni Settanta portano altri successi, altri modelli, altri piloti: nel 1972 Paul Smart si aggiudica la “200 Miglia di Imola” su una GT 750, davanti a 70mila tifosi; nel 1977 Cook Neilson vince sul Circuito di Daytona con la California Hot Rod, 750 SS e a metà degli Ottanta (1986 e 1987) Marco Lucchinelli riporta Ducati sul podio a Laguna Seca e Daytona.
Anche la società è di nuovo pronta a un cambio di rotta: il tempo della velocità, dell’edonismo e della corsa alla felicità è sdoganato anche su strada.
Gli anni Settanta portano altri successi, altri modelli, altri piloti: nel 1972 Paul Smart si aggiudica la “200 Miglia di Imola” su una GT 750, davanti a 70mila tifosi; nel 1977 Cook Neilson vince sul Circuito di Daytona con la California Hot Rod, 750 SS e a metà degli Ottanta (1986 e 1987) Marco Lucchinelli riporta Ducati sul podio a Laguna Seca e Daytona.
Anche la società è di nuovo pronta a un cambio di rotta: il tempo della velocità, dell’edonismo e della corsa alla felicità è sdoganato anche su strada.
Bikers, status Symbol e Superbike
Negli anni Novanta le tecnologie si perfezionano, e l’accelerazione impressa alla ricerca delle migliori soluzioni è sotto gli occhi di piloti, bikers e appassionati. La moto diventa uno status symbol, sul mercato arrivano modelli immortali come il Monster (1993) e la Ducati 916 (1994). La 916 è immediatamente un’icona nel mondo delle motociclette, riconosciuta per il suo design innovativo e il successo nelle competizioni. Disegnata da Massimo Tamburini, la 916 ha segnato una svolta nelle superbike, introducendo elementi che sono diventati classici, come il forcellone monobraccio e gli scarichi sotto sella. E dove poteva essere lanciata una icona se non alla Fiera di Milano?! L’elettronica affianca la meccanica, le prestazioni della motocicletta diventano un’esperienza interattiva ed evoluta, fuori e dentro le piste. Il mito che si autoalimenta viene celebrato nei sempre più numerosi raduni di appassionati, come il World Ducati Week.
Il passaggio al nuovo secolo porta altri titoli, questa volta direttamente in Superbike. È la volta di Neil Hodgson, poi di James Toseland, Troy Bayliss e degli altri idoli più recenti in MotoGp: Loris Capirossi, Casey Stoner e Andrea Dovizioso.
Negli anni Novanta le tecnologie si perfezionano, e l’accelerazione impressa alla ricerca delle migliori soluzioni è sotto gli occhi di piloti, bikers e appassionati. La moto diventa uno status symbol, sul mercato arrivano modelli immortali come il Monster (1993) e la Ducati 916 (1994). La 916 è immediatamente un’icona nel mondo delle motociclette, riconosciuta per il suo design innovativo e il successo nelle competizioni. Disegnata da Massimo Tamburini, la 916 ha segnato una svolta nelle superbike, introducendo elementi che sono diventati classici, come il forcellone monobraccio e gli scarichi sotto sella. E dove poteva essere lanciata una icona se non alla Fiera di Milano?! L’elettronica affianca la meccanica, le prestazioni della motocicletta diventano un’esperienza interattiva ed evoluta, fuori e dentro le piste. Il mito che si autoalimenta viene celebrato nei sempre più numerosi raduni di appassionati, come il World Ducati Week.
Il passaggio al nuovo secolo porta altri titoli, questa volta direttamente in Superbike. È la volta di Neil Hodgson, poi di James Toseland, Troy Bayliss e degli altri idoli più recenti in MotoGp: Loris Capirossi, Casey Stoner e Andrea Dovizioso.
L’ultimo miglio
Se il boom del settore automobilistico satura il mercato per qualche decennio, il trasferimento della Fiera di settore nel padiglione di Rho nel 2005 annuncia una rinnovata attenzione per il mondo dei motori a due ruote. L’Eicma, il Salone del ciclo e del motociclo, nel frattempo tornato alla cadenza annuale delle origini, si consolida ulteriormente fino a diventare la più importante rassegna espositiva mondiale di area. Con numeri che restano importanti: solo l’edizione numero 80, nel 2023, ha portato in Fiera 1700 espositori da 45 Paesi diversi.
Se il boom del settore automobilistico satura il mercato per qualche decennio, il trasferimento della Fiera di settore nel padiglione di Rho nel 2005 annuncia una rinnovata attenzione per il mondo dei motori a due ruote. L’Eicma, il Salone del ciclo e del motociclo, nel frattempo tornato alla cadenza annuale delle origini, si consolida ulteriormente fino a diventare la più importante rassegna espositiva mondiale di area. Con numeri che restano importanti: solo l’edizione numero 80, nel 2023, ha portato in Fiera 1700 espositori da 45 Paesi diversi.
The Time of your life
In attesa del nuovo appuntamento autunnale, a scattare è un altro conto alla rovescia.
Tra meno di un anno l’azienda di Borgo Panigale raggiungerà un altro traguardo, collettivo: il 4 luglio 2026 gli anni di gloriosa “carriera” diventeranno cento, tondi tondi.
Il secolo che Ducati si lascia alle spalle per aprirsi al futuro racconterà di un’azienda che ha saputo nascere e reinventarsi, e che si è nutrita di un Know How messo al servizio di settori industriali differenti. Una storia longeva, che in Fiera ha trovato un partner di tutto rispetto.
In attesa del nuovo appuntamento autunnale, a scattare è un altro conto alla rovescia.
Tra meno di un anno l’azienda di Borgo Panigale raggiungerà un altro traguardo, collettivo: il 4 luglio 2026 gli anni di gloriosa “carriera” diventeranno cento, tondi tondi.
Il secolo che Ducati si lascia alle spalle per aprirsi al futuro racconterà di un’azienda che ha saputo nascere e reinventarsi, e che si è nutrita di un Know How messo al servizio di settori industriali differenti. Una storia longeva, che in Fiera ha trovato un partner di tutto rispetto.