Lanerossi
EnteMetadati
Descrizione
Date di esistenza
Data di istituzione/costituzione: 1817
Wikipedia
Sede
Città: Valdagno
Provincia: Vicenza
Attività e/o professione
Qualifica: Azienda
Storia istituzionale
Le Industrie Rossi sorsero nel 1817 per opera di Francesco Rossi. Rossi, che era originario della contrada Oneste (chiamata localmente contrà Rossi) di Conco, si trasferì a Schio e nel 1849 cedette la gestione del lanificio al figlio, Alessandro Rossi. Quest'ultimo nel corso degli anni lo trasformò in una delle maggiori industrie nazionali, diventando il punto di riferimento attorno al quale ruotavano tutte le attività economiche della città scledense. Conseguentemente nel 1873 l'impresa fu trasformata in una società per azioni, il Lanificio Rossi s.p.a., quotata alla borsa di Milano. All'inizio del Novecento il Lanificio Rossi era la maggiore impresa laniera italiana, con numerosi stabilimenti nel vicentino; di particolare importanza oltre a quelli di Schio erano quelli di Piovene Rocchette a cui si aggiunsero col tempo anche quelli di Torrebelvicino, Pievebelvicino (una frazione di Torrebelvicino), Dueville, Marano Vicentino, Vicenza, Montorio Veronese. Sulla spinta dell'impresa sorsero molte iniziative collaterali: i quartieri operai, i dopolavoro e molte opere sociali. La Lanerossi produceva vari tipi di tessuti di lana destinati ai più svariati scopi: dagli abiti, ai panni, coperte, filati per aguglieria e utilizzi industriali, che era in grado di commerciare in tutto il mondo attraverso una capillare rete vendita in USA, URSS, Germania, Polonia, Sud Africa, Canada.
Nonostante questo, in pieno boom economico, a causa di scelte di gestione sbagliate la Lanerossi visse un periodo di crisi nel triennio 1955-1957. Per risollevare il lanificio e ristrutturarlo venne chiamato nel 1956 a svolgere l'incarico di presidente e consigliere delegato Giuseppe Eugenio Luraghi. Luraghi riuscì in brevissimo tempo a ottenere risultati eccellenti al punto che nel 1959 il fatturato fu di 23 miliardi di lire con circa 10.000 dipendenti. I vistosi guadagni del titolo azionario nella Borsa, portarono su di esso una forte speculazione che causò dapprima la fuoriuscita dei principali azionisti guidati da Franco Marinotti, e in seguito il successo di una acrobatica e spregiudicata “scalata” borsistica condotta dal finanziere siciliano Michelangelo Virgillito. Nel decennio successivo però la Lanerossi conobbe di nuovo un periodo di forte crisi.
Nel 1987 il gruppo venne acquisito dal concorrente Marzotto della vicina Valdagno, con conseguente cancellazione dal listino di borsa. La nuova proprietà non investì negli stabilimenti produttivi Lanerossi, che perciò vennero via via smantellati fino alla storica chiusura di quello di Schio nell'agosto 2005.
Nonostante questo, in pieno boom economico, a causa di scelte di gestione sbagliate la Lanerossi visse un periodo di crisi nel triennio 1955-1957. Per risollevare il lanificio e ristrutturarlo venne chiamato nel 1956 a svolgere l'incarico di presidente e consigliere delegato Giuseppe Eugenio Luraghi. Luraghi riuscì in brevissimo tempo a ottenere risultati eccellenti al punto che nel 1959 il fatturato fu di 23 miliardi di lire con circa 10.000 dipendenti. I vistosi guadagni del titolo azionario nella Borsa, portarono su di esso una forte speculazione che causò dapprima la fuoriuscita dei principali azionisti guidati da Franco Marinotti, e in seguito il successo di una acrobatica e spregiudicata “scalata” borsistica condotta dal finanziere siciliano Michelangelo Virgillito. Nel decennio successivo però la Lanerossi conobbe di nuovo un periodo di forte crisi.
Nel 1987 il gruppo venne acquisito dal concorrente Marzotto della vicina Valdagno, con conseguente cancellazione dal listino di borsa. La nuova proprietà non investì negli stabilimenti produttivi Lanerossi, che perciò vennero via via smantellati fino alla storica chiusura di quello di Schio nell'agosto 2005.
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