DIATTO
EnteMetadati
Descrizione
Date di esistenza
Data di istituzione/costituzione: 1835
Data di soppressione/cessazione: 1955
Wikipedia
Sede
Città: Torino
Attività e/o professione
Qualifica: Azienda
Storia istituzionale
La Diatto fu un'impresa metalmeccanica italiana fondata nel 1835 da Guglielmo Diatto, orientata dapprima nella produzione di veicoli ferrotranviari, che si specializzò in seguito nel mercato delle automobili sportive e di lusso.
L'azienda rimase in attività come costruttore fino al 1932, proseguendo poi quale produttore di ricambi fino al 1955. La Diatto produsse anche, in collaborazione con Böker, una serie di tram a due piani per la STEFER, usati nelle linee tranviarie dei Castelli Romani, e alcuni esemplari per la rete urbana di Roma.
La produzione automobilistica fu inizialmente basata su cinque modelli, il cui nome era dato dal numero di cilindri utilizzati nel motore, realizzati su licenza Clément e venduti anche con il solo telaio, privo di carrozzeria.
Guglielmo Diatto brevettò nel 1838 una "ruota perfezionata" della quale nel Museo nazionale dell'automobile di Torino si conserva la documentazione; più avanti l'azienda diventò Ditta Ing. Diatto, Fonderie Officine Meccaniche Costruzioni in ferro e allargò la produzione ai vagoni ferroviari e tranviari con l'avvento all'amministrazione dei figli del capostipite, Giovanni e Battista. La Diatto divenne così fornitrice di grandi società ferroviarie e tranviarie, come la Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo, la Società Nazionale Ferrovie e Tramvie, la Compagnie Internationale des Wagons-Lits e la Tranvia Torino-Rivoli. I fratelli Pietro e Vittorio Diatto, successori di Guglielmo, erano appassionati di automobili, e vollero dunque fondare loro stessi una casa automobilistica allorché l'acquisto di un modello Ceirano li lasciò insoddisfatti, innescando una controversia al termine della quale la Ceirano dovette riprendersi l'auto e restituire l'intero importo agli acquirenti. La sentenza del tribunale stabilì per la prima volta la necessità di garanzie che le case automobilistiche dovevano fornire a favore degli acquirenti.
I Diatto fondarono dunque nel 1905 una propria azienda, con l'appoggio della Clément-Bayard, marchio francese già conosciuto in Italia. Nacque così la Società Anonima Diatto – A. Clément vettura marca Torino con sede a Torino. Presidente della società fu Adolphe Clément, vice presidente l'ingegnere Vittorio Diatto, direttore tecnico l'ingegnere Silvio Bertelà, consiglieri Basilio Poccardi, Paolo Cattaneo e Gian Battista Vercellone.
Il progetto era ambizioso: l'officina si estendeva per quasi 6.500 m2, attrezzata con i medesimi macchinari utilizzati dalla Clément-Bavard; vi lavorarono subito più di 500 operai. Per fare un raffronto, alla FIAT gli operai erano 770. Per l'organizzazione commerciale la nuova società si affidò alla Fabbre e Gagliardi che già serviva l'Itala. Nel 1908 la Diatto fu la prima ditta al mondo ad applicare motori a benzina su macchine agricole, invenzione per la quale ottenne un premio ministeriale. Nel 1909 i fratelli Diatto rilevarono la partecipazione di Adolphe Clément, 7000 azioni, e il nome della società cambiò in Autocostruzioni Diatto, diventando interamente italiana. Grazie anche ai successi nelle competizioni, nel 1910 Diatto rifornì la Casa Reale italiana (che era diventata cliente già nel 1907 e lo restò fino 1928) con 4 vetture di cui una sportiva. Anche la famiglia del giovane e futuro costruttore Enzo Ferrari divenne cliente. Per fare fronte alle forti ordinazioni, dal 1912 al 1915, acquisì parte degli stabili della fabbrica di automobili Itala, rilevò le officine della Scacchi (fondata a Chivasso nel 1911 dall'ingegner Cesare Scacchi, già capo officina della Fiat, e che aveva circa 100 dipendenti e produceva cinque vetture al mese) e della Newton, ex Valt (Vetture Automobili Leggere Torino, fondata nel 1911 e in seguito acquisita dall'industriale inglese John Newton). Trasferì così il personale e i macchinari in un secondo stabilimento per incrementare la normale produzione di oltre 40 veicoli mensili. Nel 1915 la Diatto acquisì il controllo della società Gnome et Rhône, la più importante fabbrica di motori aeronautici, titolare del brevetto del motore rotativo dei caccia militari, con all'attivo una produzione di 200 motori aeronautici al mese, trasferendo la sofisticata tecnologia alla produzione automobilistica. Lo stesso anno iniziò una collaborazione con Ettore Bugatti per la realizzazione di un motore 8 cilindri, progettato da Bugatti, destinato alle esigenze belliche dell'industria aeronautica. Il propulsore terminò i collaudi nel 1916 e l'azienda acquisì commesse da tutta Europa: 5.000 motori aeronautici per le armate aeree d'Italia, Russia, Francia, Regno Unito.
Durante la prima guerra mondiale Diatto produsse per l'esercito camion militari e motori aeronautici. Il mancato incasso di queste ingenti forniture militari al Regno d'Italia creò le condizioni per il futuro dissesto della Diatto. Nel 1917 il ramo ferroviario della Diatto fu acquisito dalla Fiat per dare luce alla Fiat Ferroviaria. Finita la prima guerra mondiale, la collaborazione con la Bugatti venne estesa alla produzione di automobili di prestigio: nel 1919 furono presentate ai Saloni Internazionali di Londra e di Parigi (nella capitale francese gli uffici aziendali erano sugli Champs-Elysées) cinque ammiraglie, tra cui tre nuovissime "Diatto 30-Bugatti", con motori a 16 valvole, prodotte con telai costruiti su licenza Bugatti.
Nel 1925 la forza lavoro raggiungeva i 1.500 operai, facendo della Diatto il terzo gruppo industriale del Regno d'Italia. Nel 1932, però, in seguito alle perduranti difficoltà economiche create dal definitivo mancato incasso delle ingenti forniture militari al Regno d'Italia, dopo avere costruito circa 8.500 vetture, la società cambiò di proprietà e limitò la produzione ai soli pezzi di ricambio per le auto già prodotte, attività poi cessata nel 1955.
L'azienda rimase in attività come costruttore fino al 1932, proseguendo poi quale produttore di ricambi fino al 1955. La Diatto produsse anche, in collaborazione con Böker, una serie di tram a due piani per la STEFER, usati nelle linee tranviarie dei Castelli Romani, e alcuni esemplari per la rete urbana di Roma.
La produzione automobilistica fu inizialmente basata su cinque modelli, il cui nome era dato dal numero di cilindri utilizzati nel motore, realizzati su licenza Clément e venduti anche con il solo telaio, privo di carrozzeria.
Guglielmo Diatto brevettò nel 1838 una "ruota perfezionata" della quale nel Museo nazionale dell'automobile di Torino si conserva la documentazione; più avanti l'azienda diventò Ditta Ing. Diatto, Fonderie Officine Meccaniche Costruzioni in ferro e allargò la produzione ai vagoni ferroviari e tranviari con l'avvento all'amministrazione dei figli del capostipite, Giovanni e Battista. La Diatto divenne così fornitrice di grandi società ferroviarie e tranviarie, come la Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo, la Società Nazionale Ferrovie e Tramvie, la Compagnie Internationale des Wagons-Lits e la Tranvia Torino-Rivoli. I fratelli Pietro e Vittorio Diatto, successori di Guglielmo, erano appassionati di automobili, e vollero dunque fondare loro stessi una casa automobilistica allorché l'acquisto di un modello Ceirano li lasciò insoddisfatti, innescando una controversia al termine della quale la Ceirano dovette riprendersi l'auto e restituire l'intero importo agli acquirenti. La sentenza del tribunale stabilì per la prima volta la necessità di garanzie che le case automobilistiche dovevano fornire a favore degli acquirenti.
I Diatto fondarono dunque nel 1905 una propria azienda, con l'appoggio della Clément-Bayard, marchio francese già conosciuto in Italia. Nacque così la Società Anonima Diatto – A. Clément vettura marca Torino con sede a Torino. Presidente della società fu Adolphe Clément, vice presidente l'ingegnere Vittorio Diatto, direttore tecnico l'ingegnere Silvio Bertelà, consiglieri Basilio Poccardi, Paolo Cattaneo e Gian Battista Vercellone.
Il progetto era ambizioso: l'officina si estendeva per quasi 6.500 m2, attrezzata con i medesimi macchinari utilizzati dalla Clément-Bavard; vi lavorarono subito più di 500 operai. Per fare un raffronto, alla FIAT gli operai erano 770. Per l'organizzazione commerciale la nuova società si affidò alla Fabbre e Gagliardi che già serviva l'Itala. Nel 1908 la Diatto fu la prima ditta al mondo ad applicare motori a benzina su macchine agricole, invenzione per la quale ottenne un premio ministeriale. Nel 1909 i fratelli Diatto rilevarono la partecipazione di Adolphe Clément, 7000 azioni, e il nome della società cambiò in Autocostruzioni Diatto, diventando interamente italiana. Grazie anche ai successi nelle competizioni, nel 1910 Diatto rifornì la Casa Reale italiana (che era diventata cliente già nel 1907 e lo restò fino 1928) con 4 vetture di cui una sportiva. Anche la famiglia del giovane e futuro costruttore Enzo Ferrari divenne cliente. Per fare fronte alle forti ordinazioni, dal 1912 al 1915, acquisì parte degli stabili della fabbrica di automobili Itala, rilevò le officine della Scacchi (fondata a Chivasso nel 1911 dall'ingegner Cesare Scacchi, già capo officina della Fiat, e che aveva circa 100 dipendenti e produceva cinque vetture al mese) e della Newton, ex Valt (Vetture Automobili Leggere Torino, fondata nel 1911 e in seguito acquisita dall'industriale inglese John Newton). Trasferì così il personale e i macchinari in un secondo stabilimento per incrementare la normale produzione di oltre 40 veicoli mensili. Nel 1915 la Diatto acquisì il controllo della società Gnome et Rhône, la più importante fabbrica di motori aeronautici, titolare del brevetto del motore rotativo dei caccia militari, con all'attivo una produzione di 200 motori aeronautici al mese, trasferendo la sofisticata tecnologia alla produzione automobilistica. Lo stesso anno iniziò una collaborazione con Ettore Bugatti per la realizzazione di un motore 8 cilindri, progettato da Bugatti, destinato alle esigenze belliche dell'industria aeronautica. Il propulsore terminò i collaudi nel 1916 e l'azienda acquisì commesse da tutta Europa: 5.000 motori aeronautici per le armate aeree d'Italia, Russia, Francia, Regno Unito.
Durante la prima guerra mondiale Diatto produsse per l'esercito camion militari e motori aeronautici. Il mancato incasso di queste ingenti forniture militari al Regno d'Italia creò le condizioni per il futuro dissesto della Diatto. Nel 1917 il ramo ferroviario della Diatto fu acquisito dalla Fiat per dare luce alla Fiat Ferroviaria. Finita la prima guerra mondiale, la collaborazione con la Bugatti venne estesa alla produzione di automobili di prestigio: nel 1919 furono presentate ai Saloni Internazionali di Londra e di Parigi (nella capitale francese gli uffici aziendali erano sugli Champs-Elysées) cinque ammiraglie, tra cui tre nuovissime "Diatto 30-Bugatti", con motori a 16 valvole, prodotte con telai costruiti su licenza Bugatti.
Nel 1925 la forza lavoro raggiungeva i 1.500 operai, facendo della Diatto il terzo gruppo industriale del Regno d'Italia. Nel 1932, però, in seguito alle perduranti difficoltà economiche create dal definitivo mancato incasso delle ingenti forniture militari al Regno d'Italia, dopo avere costruito circa 8.500 vetture, la società cambiò di proprietà e limitò la produzione ai soli pezzi di ricambio per le auto già prodotte, attività poi cessata nel 1955.