Morlino, Tommaso
PersonaMetadati
Descrizione
Date di esistenza
Luogo di nascita: Irsina
Data di nascita: 26 agosto 1925
Luogo di morte: Roma
Data di morte: 06 maggio 1983
Biografia / Storia
Tommaso Morlino è stato un giurista e politico italiano, presidente del Senato della Repubblica dal 9 dicembre 1982 fino alla sua morte, che fu tra gli ideatori del sistema regionale italiano. Nato a Irsina, in provincia di Matera, il 26 agosto 1925, figlio unico di Giovan Battista Morlino, notaio di Avigliano, e Silvia Scardaccione, a sua volta figlia del barone di Sant'Arcangelo Giuseppe Scardaccione e sorella di Decio Scardaccione, politico e senatore democristiano, tra i maggiori esponenti della DC in Basilicata, ma anche economista, agronomo e professore all’Università degli Studi di Bari, con cui Morlino ebbe uno stretto rapporto per tutta la sua carriera politica. Rimasto orfano poco più che adolescente, trascorse l’adolescenza prima nella casa materna di Sant’Arcangelo, nella provincia di Potenza, e poi a Napoli per gli studi liceali e universitari, dove frequentò la facoltà di giurisprudenza formandosi alla scuola di Giuseppe Capograssi, filosofo del diritto, giudice costituzionale e fondatore dell’Unione giuristi cattolici italiani[1]. Laureatosi in giurisprudenza e scienze politiche nel 1946, due anni dopo, nel 1948, entrò nell'Avvocatura dello Stato, dove percorse tutta la carriera e ricoprì ruoli, fino a diventare, nel 1951, sostituto avvocato generale. La solida preparazione giuridica fu alla base del successivo impegno politico e culturale. Nel secondo dopoguerra fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana (DC) a Napoli e già nel 1945 divenne dirigente nazionale dei gruppi giovanili. Nel settembre 1951, in occasione di un convegno di studio del Movimento Giovanile della DC tenuto a Merano, Morlino delineò un progetto che prevedeva la costituzione di un «partito-cantiere per la edificazione, dalla disgregazione della realtà italiana, di una società comunitaria e personalistica» da affidare ai nuovi quadri della DC, quelli della «terza generazione», periodico del Movimento Giovanile DC, a cui collaboravano giovani come Franco Maria Malfatti, Leopoldo Elia, Piero Pratesi, Ugo Pesce, accomunati dalle istanze del cattolicesimo democratico e antifascista. Terminata l'esperienza dossettiana, Morlino aderisce alla nascita della corrente politica Iniziativa Democratica nel 1951, dove nel frattempo maturava la sua esperienza nel partito, divenendo vice-segretario provinciale della DC di Potenza e nel 1954 fu eletto nel Consiglio nazionale della DC, mentre nel 1955, con la nomina del conterraneo DC Emilio Colombo, anch'egli aderente a Iniziativa Democratica, a Ministro dell'agricoltura nel governo Segni I, Morlino venne messo a capo dell’Ufficio legislativo del Ministero dell'Agricoltura. Nel 1959 viene nominato presidente dell'Ente Maremma, costituito nel '51 in seguito all’approvazione della Riforma agraria. In questa veste fu chiamato a rappresentare gli enti di riforma alla Conferenza nazionale del mondo rurale e dell'agricoltura convocata dall'allora Presidente del Consiglio Amintore Fanfani. Ricoprì numerosi incarichi, politici e istituzionali. Nel 1959 entrò a far parte della direzione centrale della DC, dove fu chiamato a dirigere l’ufficio enti locali, che tenne fino al 1964, anno nel quale assunse la vicesegreteria nazionale del partito fino al 1965, membro della direzione nazionale e dirigente di diversi uffici del partito. Eletto alle elezioni politiche del 1968 senatore della Repubblica, è stato sottosegretario di Stato al Ministero del bilancio e della programmazione economica dal 12 luglio 1973 al 23 novembre 1974 nei governi Rumor IV e V, Ministro per gli affari regionali dal 23 novembre 1974 al 12 febbraio 1976 nei governi Moro IV e V, Ministro del bilancio e della programmazione economica e per le Regioni dal 30 luglio 1976 al 21 marzo 1979. Tommaso Morlino, da Ministro per le Regioni, fu il principale artefice dell'attuazione dell'ordinamento regionale, che si concretò con l'approvazione della legge 22 luglio 1975 nº 382 e l'emanazione del D.P.R. 24 luglio 1977 n° 616.
Formatosi il quinto governo Andreotti tra DC, PSDI e PRI, con l'appoggio esterno del PSI, nel marzo 1979 divenne Ministro di grazia e giustizia, incarico che mantenne nel primo e secondo governo di Francesco Cossiga fino al 18 ottobre 1980, dove lo videro impegnato nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, e toccò proprio a lui tuttavia dover comunicare, nella seduta del 12 febbraio 1980 alla Camera dei deputati, la notizia dell’assassinio del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Vittorio Bachelet.
Durante l'VIII legislatura della Repubblica è stato vicepresidente del Senato, dal 21 gennaio 1981 all'8 dicembre 1982, e presidente del Senato della Repubblica, dal 9 dicembre 1982 fino al giorno della sua morte il 6 maggio 1983, avvenuta per un arresto cardiaco a Palazzo Giustiniani, mentre era in compagnia dei figli.
Formatosi il quinto governo Andreotti tra DC, PSDI e PRI, con l'appoggio esterno del PSI, nel marzo 1979 divenne Ministro di grazia e giustizia, incarico che mantenne nel primo e secondo governo di Francesco Cossiga fino al 18 ottobre 1980, dove lo videro impegnato nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, e toccò proprio a lui tuttavia dover comunicare, nella seduta del 12 febbraio 1980 alla Camera dei deputati, la notizia dell’assassinio del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Vittorio Bachelet.
Durante l'VIII legislatura della Repubblica è stato vicepresidente del Senato, dal 21 gennaio 1981 all'8 dicembre 1982, e presidente del Senato della Repubblica, dal 9 dicembre 1982 fino al giorno della sua morte il 6 maggio 1983, avvenuta per un arresto cardiaco a Palazzo Giustiniani, mentre era in compagnia dei figli.
Wikipedia
Attività e/o professione
Qualifica: Politico
Nazionalità
italiana